Da una richiesta pervenuta al sito via email, traiamo spunto per precisare
la posizione di Lupus in Fabula sull'installazione di piccole centrali
idroelettriche lungo i fiumi delle Marche
Domanda:
Leggo spesso nel BUR Marche aperture di procedimenti di VIA per l'installazione
di piccole centrali idroelettriche ( ordine di centinaia di Kw) nei
nostri fiumi. L'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili come
l'acqua e' ovviamente auspicabile ma ci interessava sapere se tali installazioni
sono realmente sotenibili ed in quale misura.
Risposta:
La Direttiva Europea 2001/77/CE sulla "Promozione dell'energia
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili..." recepita
con decreto Legislativo n 387/2003 ha fissato obiettivi di produzione
da fonte rinnovabile per il 2010 corrispondenti al 25%.
Attualmente la potenza elettrica lorda prodotta da fonti energetiche
rinnovabili sul territorio regionale è poco più del 15%;
la stragrande maggioranza di questa deriva dalle grandi centrali idroelettriche
(idroelettrica= 439 GWh; biomasse= 29 GWh).
Sul territorio regionale non sembrano esserci possibili sviluppi per
altre grandi centrali (fonte PEAR) per cui l'unica capacità sfruttabile
residua deriva dallo sfruttamento impianti "MiniHydro" (<3
MW).
Questi impianti generalmente intubano per alcuni Km una parte delle
cubature d' acqua sottraendole al fiume (di solito al massimo 4000 l/sec,
ma generalmente non è superiore a 2000 l/sec), quindi l'aspetto
critico riguarda il calcolo e la garanzia del "deflusso minimo
vitale" che quel tratto fluviale può soppportare.
In fiumi come il Metauro, che hanno una portata media circa di 21 000
litri al secondo, danno la possibilità di sfruttare questo tipo
si energia senza grossi impatti, purtroppo sembrerebbe che questo tipo
di impianti si presti bene allo sfruttamento di soldi pubblici tanto
che il fiume Cesano (che in realtà è un torrente) ha subito
tre richieste di questo tipo. Ad aggravare le preoccupazioni per il
Cesano c'è il calcolo della fattibilità di questi impianti
che si basa su studi statistici per la determinazione delle portate
e del deflusso minimo vitale, infatti l'ultimo monitoraggio idrologico
risale al 1976.
Per la stima delle portate odierne sono state correlate le piovosità-portate
storiche con le piovosità attuali (che trà l'altro derivano
da pluviometri dislocati in luoghi differenti del bacino idrografico)
assumendo immutato il rapporto tra piovosità e portata (quindi
considerando immutato dal 1976 l'uso del suolo, impermeabilizzazione,
deflusso superficiale, trasposto solido, emuginamenti, captazioni illegali,
ecc...).
Importante è sottolineare che ogni mini impianto (come quelli
proposti per il Cesano) costa circa 1 milione di euro ed ha un costo
annuale ordinario di 25 000 €, a fronte di tale investimento la
certezza dei quadagni può essere supportata solo da studi affidabili.
In conclusione, questo tipo di impianti potrebbero garantire un basso
impatto ambientale solo nel caso in cui sia possibile definire una realistica
stima del
deflusso minimo vitale e degli effetti cumulativi degli impatti di più
impianti installati lungo l'asta fluviale. Infatti il nocciolo del dilemma
risiede nei limiti intrinsechi delle metodologie standard dirette a
determinare questi fattori poichè essi appartengono ad un sistema
complesso (quello fluviale) la cui stabilità deriva dall'interazzione
di numerose variabili di cui alcune non determinabili univocamente a
livello analitico, altre sconosciute.
Quindi ogni scelta dovrebbe essere supportata da elevate soglie di preacuzione.
La Lupus in Fabula
28/04/2008